sabato 20 settembre 2014

M. Foa e G. Chiesa: Isis, Obama e Guerra in arrivo.




Sebirblu, 19 settembre 2014

Oggi, gentili Lettori, oltre ad un interessante ed esplicativo articolo di Marcello Foa (penna autorevole del giornalismo italiano) riguardante l'Isis, pericolosissima organizzazione politico-religiosa, vi presento un recentissimo video apparso in rete con gli interventi di Giulietto Chiesa e Massimo Mazzucco.

La situazione attuale è così grave, quanto sottovalutata dalla gran parte degli Europei, tanto da richiamare alla memoria lo scenario creatosi nel lontano 1571 con la battaglia di Lepanto che ha segnato lo scontro tra due civiltà sommamente diverse fra loro.

Siccome penso che la maggior parte di noi, distratta e individualista, non sia debitamente informata, vi propongo di prestare molta attenzione soprattutto a quello che dice Giulietto Chiesa dai minuti 9:06 ai 13:36 e dai 28:36 ai 42:57 del suddetto video, affinché possiate rendervene conto.

Il mio invito esclude ovviamente i sempre presenti negatori preconcetti, o debunker, e tutti coloro che insistono ad oltranza a dare per scontato che i mainstream (in special modo le reti TV) diffondano realmente il Vero per informare la gente.



La Battaglia di Lepanto del 1571

Obama, l'Isis e la vera ragione di questa guerra

Marcello Foa, 12 settembre 2014

Siete sicuri di aver capito cosa sta accadendo in Iraq e perché Obama abbia dichiarato guerra all'Isis? Come sempre c'è la verità formale, quella sotto gli occhi di tutti, e quella sostanziale, che è molto diversa ma permette di cogliere, per chi lo desidera, cosa stia avvenendo davvero.

Come ampiamente dimostrato su questo blog (vedi QUI), l'Isis non esce dal nulla ma è un «mostro» religioso e militare che proprio gli Usa e alcuni alleati strategici come il Qatar e l'Arabia saudita negli ultimi due anni hanno incoraggiato e sostenuto.

Fermi tutti e andiamo in profondità. L'Isis rappresenta l'evoluzione naturale dell'Isil ovvero di una forza estremista irachena su posizioni simili a quelle di Al Qaida che nel corso degli anni Duemila combatteva gli americani in Iraq a forza di attentati.

Erano i nemici di ieri. Poi è venuto il tempo delle rivoluzioni colorate. Pacifiche e facili in Egitto e Tunisia, violenta in Libia. E in Siria, dove la protesta di piazza è stata subito repressa e la «rivoluzione popolare» si è trasformata in una guerra civile. Durissima, spietata e sporca.

Combattuta da chi? Da eroici rivoltosi sunniti siriani? Solo in parte. Soprattutto da guerriglieri provenienti da altri Paesi, motivati dal denaro, dalla disperazione e dall'esaltazione religiosa; una forza composta dalle milizie che avevano combattuto in Iraq e che avevano contribuito a rovesciare Gheddafi, un'accozzaglia di fanatici ultra-religiosi e ammiratori di Al Qaida.

Ovvero quell'estremismo terrorista che l'Occidente in teoria combatte dal 2001. Ma, si sa, le regole della politica internazionale non corrispondono a quelle della morale e le alleanze possono essere molto flessibili. Certi nemici, all'occorrenza, possono diventare amici.

E così è stato. Arabia Saudita e soprattutto Qatar hanno fornito aiuti finanziari, gli americani e verosimilmente i turchi assistenza militare e fornitura d’armi. A posteriori Hillary Clinton si è addirittura rammaricata che l'aiuto fosse stato troppo timido.



Ecco un piccolo esempio di come è organizzato 
l'ISIS, che ormai ha un esercito molto pericoloso. 

E nel frattempo l'America era stata sul punto di attaccare la Siria che era stata accusata da tutti di aver usato armi chimiche contro i ribelli, un attacco a cui si oppose con successo Putin con ottime ragioni: oggi sappiamo che a usare le armi chimiche furono proprio i ribelli che l'Occidente smaniava di soccorrere. Quali ribelli? Quelli dell'Isis.

La guerra civile si è prolungata. Assad non è caduto e nella primavera del 2014 i guerriglieri dell'Isis, ben armati e ben finanziati, hanno cercato nuovi sbocchi.

Hanno girato i cannoni e i blindati ed hanno iniziato a scorazzare verso sud ovest, puntando l'Iraq filo-americano, spingendosi fino alle porte di Baghdad e di Mosul; mentre l'America lasciava fare.

Obama snobbava l'Isis – o più verosimilmente faceva finta – sino a definirla una «squadra giovanile». Della serie: non perdiamo tempo, sono delle giovani teste calde che non ci preoccupano.

Riassumendo: dei ribelli tacitamente sostenuti dagli americani e dai loro alleati attaccavano il governo di Baghdad amico degli stessi americani.

Per lunghe settimane Washington ha lasciato fare, decidendosi tardivamente a sostenere il governo iracheno e decisamente controvoglia, ovvero con pochi raid. Intanto Qatar e sauditi continuavano a finanziare l'Isis.

Nelle ultime settimane l'accelerazione, i media hanno iniziato a occuparsi quotidianamente dell'Isis, diffondendo storie umane agghiaccianti, storie di stupri, violenze, brutalità, fino a quando sono state diffuse le drammatiche immagini della decapitazione dei due giornalisti americani per mano di (supposti) occidentali convertiti all'Islam.



L'espansione dello "Stato Islamico" ISIS, e qui è esclusa la Spagna dove è già arrivato!

E l'Isis è diventato improvvisamente il problema numero uno. L'opinione pubblica occidentale scioccata di fronte a immagini terribili e ad un estremismo religioso che non può trovare giustificazioni, indotta ad invocare una reazione forte contro i fanatici dell'Isis.

La gente comune non segue le sottigliezze geo-strategiche, non conosce gli antefatti, ma reagisce emotivamente ad immagini «che parlano da sole».

E Obama, seguendo uno schema classico dello spin (ritornando cioè ad un concetto già espresso dagli USA dopo l'11/9; ndr), ha risposto all'accorato appello di centinaia di milioni di americani, giustamente preoccupati, annunciando una guerra che sarà naturalmente «lunga», coinvolgendo nello sforzo finanziario proprio quei Paesi, Qatar e sauditi, che fino ad ieri avevano finanziato l'Isis.

Nuovo ribaltamento di fronte: gli ex nemici, diventati amici, tornano ad essere nemici; anzi molto nemici. Gente da annientare.

Risultato: questa zona del mondo, ad oltre 11 anni dalla Guerra Lampo che avrebbe dovuto liberare l'Iraq, non solo non conosce pace ma vede divampare disordine, violenza e morte un po' dappertutto: dalla Libia a Gaza, passando per l'Egitto, la Siria, l'Irak.

E gli americani si trovano «costretti» ancora una volta a portare la liberazione, impiegando, in quello che appare un moto ormai perpetuo, la loro forza militare. La lotta al terrorismo è diventata una guerra perpetua al terrorismo.

E una regione che fino a poco tempo fa era un baluardo di stabilità è diventata il focolaio di crescente instabilità, con conseguenze pesantissime per noi europei, che viviamo non lontano da quelle zone, e per tutti coloro – europei ma anche cinesi e indiani – che del petrolio mediorientale hanno bisogno.

L'America invece di quel petrolio da qui a 6-7 anni non avrà più bisogno, grazie allo shale oil di cui dispone in grande quantità. Capito l'arcano?



Marcello Foa

Ed ecco il video menzionato sopra.




Post Scriptum

Allego pure quest'altro breve video di David Icke perché spiega in termini molto chiari qual è la situazione drammatica venutasi a creare oggi sull'intero Pianeta con l'avanzata dell'Isis.




Relatore: Sebirblu.blogspot.it 

Fonte dell'articolo: blog.ilgiornale.it

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